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DANIELE NANNUZZI

Nasce a Napoli nel 1978, dove vive e lavora dopo aver conseguito un BA in Film & Tv a Londra, presso la Roehampton University e con un semestre a Melbourne presso la Deakin University.

Ha realizzato video d’arte, documentari sul sociale e sul teatro.
Tra i documentari realizzati di particolare rilievo sono i film sulle opere d’arte del Maestro Paladino (con cui ha anche lavorato come montatore per il suo film “Quijote”) ed i film sul teatro di Toni Servillo, “394 Trilogia nel mondo” (edito da Feltrinelli) e “Il teatro al lavoro” finalista ai Nastri d’Argento.
“Gelsomina Verde” è il suo primo lungometraggio.

È figlio dell’autore della fotografia Armando Nannuzzi. È presidente, dal 2012, dell’Associazione Italiana Autori della Fotografia Cinematografica (A.I.C.)

Comincia a lavorare come assistente del padre Armando Nannuzzi nel film Incompreso (1966), di Luigi Comencini. Lavora poi al fianco di autori della fotografia come Pasqualino De Santis, David Watkin, Alex Thomson, Giuseppe Rotunno, Ennio Guarnieri, Leonida Barboni. In questo periodo di formazione sarà assistente operatore e operatore di macchina per film di registi come Luchino Visconti, Ettore Scola, Dino Risi o Liliana Cavani.

A metà degli anni Settanta debutta come autore della fotografia, orientandosi prevalentemente su produzioni di carattere internazionale. Lavora con registi come Alejandro Jodorowsky (Santa sangre-Sangue santo, 1988), Carlo Lizzani (Cattiva, 1991), Sergej Fëdorovič Bondarčuk (Il placido Don, 2006), Jerry London (La primavera di Michelangelo, 1990, per il quale ottiene una nomination agli Emmy Awards nella categoria “Best cinematography”), Tinto Brass (Senso ’45, 2002).

Fondamentale il suo incontro con Franco Zeffirelli[2], per il quale firma la cinematografia de Il giovane Toscanini (1988), dei due film-opera Cavalleria rusticana (1982) e Pagliacci (1982, vincitori di due Emmy Awards), di documentari come 12 registi per 12 città – episodio “Firenze” (1989), nel quale in un solo giorno usa contemporaneamente dieci macchine da presa dislocate in tutto il centro storico di Firenze[3], e di Omaggio a Roma (2009). Zeffirelli gli affida anche la regia e la cinematografia della seconda unità dei film Gesù di Nazareth (1977) e Un tè con Mussolini (1999).

Rilevante è anche la sua collaborazione con Enzo Monteleone, per la cinematografia del film El Alamein – La linea del fuoco (2002, premiata con un David di Donatello e un Globo d’oro alla miglior fotografia), per la fortunata serie televisiva Il Capo dei Capi (2007), e per il film Il tunnel della libertà (2004).

Nel 2004 viene scritturato dalla Touchstone Pictures per la miniserie Empire di John Gray, Kim Manners e Greg Yaitanes.

Nel 2015, in Canada, è la volta del film Manhattan Undying, di Babak Payami.